Pubblicità strategica “di contesto” vs. targeting “operativo”: la prima si conferma ancora vincente

Cambio di rotta nella comunicazione, si ritorna ad un targeting “strategico” più efficace di quello “operativo”
Dopo la decisione di Apple e Google di salvaguardare la privacy dei loro utenti (leggi qui la notizia), si è fatto qualche passo avanti nel campo della comunicazione puntando e valorizzando una comunicazione più “strategica” per alcuni anni messo da parte a favore di un micro targeting più “operativo”.
Con questo cambio di rotta, si presentano nuove opportunità di crescita per chi ha sempre fatto comunicazione d’impresa “contestualizzando” i brand dei propri clienti. In altre parole, si torna ad investire sui media in una logica di “pubblicità contestuale”, una modalità di targeting che in realtà si dimostra sempre e straordinariamente efficace quanto a risultati e soddisfazione dei clienti.
Comunicazione “di contesto”: valorizzare il brand e non i cookie
Per fare un esempio di pubblicità di contesto che sia chiaro anche a chi non è esperto della materia, basterà dire che se il pubblico di riferimento dei prodotti del nostro cliente si basa sul target “Family” o “Young” area Elite, allora bisognerà proporre una pubblicità personalizzata al cinema ad esempio, oppure se il target è quello dell’economia e dell’imprenditorialità forse sarà meglio puntare su siti di news sempre aggiornate sul mondo economico e finanziario.
Ed ancora, se il mio cliente lavora nel settore della ristorazione e dell’alimentare potrei proporgli una rubrica settimanale dedicata alla cucina tipica locale. Si progetta e concretizza, cioè, una strategia comunicativa “ad hoc” pensata per soddisfare le esigenze del cliente e del suo bacino d’utenza. Ad ogni modo, mi assumerò anche il rischio di coinvolgere un pubblico nuovo, visto che il retargeting solitamente funziona su chi è già convinto.
Questa è in sostanza una comunicazione che non si programma con una formula generata da algoritmi e da dati che producono dati, per cui se una volta ho dimostrato interesse per un prodotto, poi quel prodotto mi sarà sempre riproposto sui social. Piuttosto si tratta di una comunicazione che si realizza tramite l’intuito, l’esperienza e l’intelligenza del suo comunicatore.
Sensibilità, conoscenza e attenzione: le tre qualità di un buon comunicatore
In un mondo oggi che pensa solo “ai numerini”, poco attento alle reali esigenze delle persone, un comunicatore che fa la differenza deve possedere tre qualità: sensibilità, conoscenza e attenzione.
Sensibilità verso i reali bisogno del pubblico di riferimento del proprio cliente, conoscenza dei contenuti, dei prodotti e dei canali di comunicazione più affini alle richieste del cliente ed infine attenzione a cosa sta facendo/sentendo/pensando l’utente nel momento in cui vede il mio spot o legge il mio messaggio pubblicitario.
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